La sorveglianza speciale è una misura di prevenzione che affonda le sue radici nel codice Rocco, scritto durante il fascismo, più volte revisionato, mai cancellato e tuttora parte del codice penale. È una misura particolarmente infame perché viene decisa sulla base della presunta pericolosità della persona, e non su prove di delitti effettivamente commessi; come spesso accade infatti può venire richiesta anche per persone di fatto incensurate. Negli ultimi anni questa misura sta venendo utilizzata sempre più spesso per colpire individui attivi nei contesti politici e sociali organizzati, con evidenti fini repressivi verso i compagni più attivi e verso le lotte che portano avanti. Sebbene sia in netto contrasto col principio costituzionale dell’innocenza fino a prova contraria, la misura continua a venire applicata costringendo per una quantità di anni variabili (fino a 5) la persona afflitta a non partecipare a manifestazioni politiche, non uscire dal comune di residenza, non incontrare pregiudicati e al rientro in casa nelle ore notturne o alle firme.È questo il caso di una nostra compagna che ha visto recentemente recapitata la fissazione dell’udienza che dovrà decidere del suo futuro prossimo il 14 aprile. Il paradigma che vorrebbe la giustizia penale arbitra di fatti e non di opinioni si sta capovolgendo sempre più velocemente. Analizzare questa tendenza e capire come affrontarla a livello politico è un’urgenza non differibile, che vorremmo iniziare ad affrontare con una discussione collettiva giovedì 1 aprile alle ore 18 all’occupazione viale corsica 81