Difendiamo le case e ci prendiamo i trasporti. Proposta operativa

“Devo avere una casa per andare in giro per il mondo” Assalti frontali

Alle compagne attive sul tema dell’abitare a Milano e dintorni. Ai disertori del biglietto, alias nuntepago.

L’abbiamo fatto a Barcellona qualche mese fa: tutti i mercoledì alle 18 ogni assemblea/gruppo di affinità di quartiere andava alla propria fermata della metro e apriva le porte/tornelli con un presidio di almeno una mezz’oretta. Poi ci si radunava in un punto della città (diverso ogni volta) per realizzare una azione collettiva (blocco stradale o blocco di qualche mezzo pubblico). Siamo riusciti a tener dentro tutti: i nonni distribuendo volantini, i giovani sprayando le telecamere. Il pretesto era l’annuale aumento del prezzo dei trasporti pubblici e la dinamica è stata un crescendo che in un paio di mesi è arrivato a esprimere una 40ina di concentrmenti in città e una 20ina nell’area urbana. L’epilogo è stato un inutile tavolo delle trattative da parte delle istituzioni locali, ma questo poco importa.

Credo che è il momento buono per copiare l’azione.
I quartieri popolari sono attivi e recettivi, hanno voglia di esprimere la loro rabbia. Mancano (a loro e a noi) modalità di lotta nuove e incisive, autonome e coordinate nello spazio metropolitano. Stiamo parlando di un azione che raggiunga quindi un pubblico ampio, popolare, che causerà incomprensioni (del tipo “voi volete solo non pagare il biglietto”). A Barcellona abbiamo affrontato questo rischio stampando un finto biglietto della metro, che spiegava brevemente sul retro le ragioni della protesta, e con una fanzine “è l’ora di difendersi” che constestualizzava l’azione entrando nei dettagli tecnici, politici e logistici.

Dobbiamo capitalizzare l’inerzia (per una volta dinamica – cioè la tendenza al movimento a partire da movimento pre esistente) materializzatasi in questi giorni in diversi punti della città. Dobbiamo ideare pratiche che tengan dentro la contraddizione locale/metropolitana. Partire dai quartieri per arrivare nel centro della metropoli – inteso come palazzi del potere istituzionali/privati ma anche centro logistico: tangenziali, circonvallazioni e altre infrastrutture alla base della metropoli mercantile. Dobbiamo arrivare negli scenari fisici dove possiamo incontrare possibili simpatizzanti – e purtroppo nelle condizioni attuali dell’esistenza urbana, il nonluogo della metropolitana è uno dei pochi punti di accesso agli uditi popolari. E dobbiamo esplicitare le connessioni esistenti tra il tema abitativo e quello della mobilità, tra il “io non lavoro gratis” e l’opposizione nascente al blocco di potere renzusconiano.

Salut
uno, nessuno, 100 mila nodi della stessa rete

(Contributi esterni)